L’ AIPED – Associazione Italiana Pedagogisti, firmataria del protocollo d’intesa con il MINISTERO dell’ ISTRUZIONE  “m_pi.AOODPPR.REGISTRO UFFICIALE.U.0001703.15-10-2020”

L’Aiped ha preso visione, con scrupolosa attenzione, delle Linee Guida Pedagogiche per il Sistema Integrato “zerosei” che costruiscono un architrave portante su cui poggia l’intero sistema integrato 0-6, ritenendole ben delineate e strutturate, in tutte le sue sei parti, dal Ministero dell’Istruzione, quindi pienamente condivise. Le Linee Pedagogiche mirano a riaprire il dibattito e la riflessione sul significato dei contesti educativi, evidenziando la necessità di Servizi per l’Infanzia di buona qualità, essendo state elaborate in piena fase di pandemia, quando l’interruzione delle attività in presenza ha reso ancora più evidente la centralità delle agenzie educative e delle scuole dell’infanzia nella vita delle famiglie e dei bambini e la ripresa delle stesse ha evidenziato, poi, ancor di più, l’urgenza di contesti educativi di elevata qualità, per garantire, effettivamente, a tutte le bambine e a tutti i bambini pari opportunità di crescita, sviluppo, socialità, apprendimento, gioco e relazione. La riflessione pedagogica sul significato e sull’importanza dell’infanzia si è, infatti, modificata nel tempo, determinando un corrispondente ripensamento riguardo le dimensioni di cura e di educazione infantile e il percorso di formazione professionale.

Espressa questa premessa, riteniamo giusto porre alla Cortese Attenzione del Ministero diversi aspetti, tenendo conto dei più recenti sviluppi delle ricerche in campo pedagogico e sociologico, antropologico, psicologico sulla condizione e sullo sviluppo globale dei bambini e delle bambine e sono:

  1. Riconoscimento L 19 Educatore Socio Pedagogico: l’approccio professionale di Educatori e Docenti dei percorsi infantili necessita di una formazione specifica, a cui, sicuramente, il legislatore ha pensato, già quando, con il D.lgs. 65/2017, ha previsto per tutti il possesso di un corrispondente titolo di laurea. Anche in questo ambito, comunque, c’è ancora molta strada da fare per arrivare a definire un modello di formazione di qualità, omogeneo e coordinato. Pertanto si chiede la Laurea triennale L19 per il Nido e la sezione Primavera, proponendo che le equipé educative siano formate da Educatori in Scienze dell’Educazione e, pertanto, da personale con titolo di studio in Educatore Professionale Socio-Pedagogico e la Laurea in Scienze della Formazione Primaria per gli insegnanti della scuola materna o diploma magistrale ante 2001. Inoltre, ma ciò non è semplice a livello universitario, il titolo di Educatore potrebbe essere valido anche per la Scuola dell’Infanzia, dunque per tutto il ciclo 0-6 e non solo per il Nido e la Primavera. Questo in ragione della continuità tra i Servizi, per la pertinenza delle discipline, presenti in ambo i corsi di laurea e, in ultimo, per una più efficiente organizzazione del Servizio. Gli educatori senza titolo invece dovranno, necessariamente, affrontare un Percorso Universitario ai fini dell’ottenimento di 60 C.F.; gli Educatori con almeno cinquant’anni di età e dieci di servizio o venti anni di servizio conseguiranno, invece, automaticamente, il titolo di Educatore Socio-Pedagogico per esperienza concreta ed anni di lavoro. Inoltre, l’Educatore dovrà sempre più affinare le proprie capacità osservative, avere una visione d’insieme della sezione, essere un abile mediatore soprattutto con le famiglie per permettere loro di cogliere il valore educativo del gruppo misto.
  1. Inserimento nei servizi educativi della figura del Supervisore Pedagogico che guida le equipé nella condivisione comune degli obiettivi; figura apicale, esperto in Scienze dell’Educazione e della Formazione con competenze e strumenti specifici di tipo educativo e pedagogico, competenze acquisite in seguito a un preciso Percorso di Studi universitari, che sappia dedicare tempo alla progettazione e alla programmazione educativa delle proposte di gioco e della vita del servizio con uno sguardo d’insieme e totalità.
  1. Rafforzamento della figura del Coordinatore Pedagogico, che indirizza e sostiene professionalmente il lavoro individuale e di gruppo di tutti gli operatori del sistema.
  1. Potenziamento della figura del Coordinatore Pedagogico, attraverso creazioni di reti territoriali, sinergie interdisciplinari e interistituzionali e la collaborazione con le famiglie, aperte al dialogo, al confronto, ai fini della presa di consapevolezza dei bisogni infantili.
  1. Riconoscimento e ampliamento della Formazione quale elemento qualificante della professionalità. Promozione delle Formazione continua per gli Educatori e per le Maestre della Scuola dell’Infanzia, in un processo continuo e in itinere di “Lifelong Learning”; la formazione del personale deve essere dunque nazionale unica, integrata e flessibile e in itinere che consenta un dialogo tra i gradi di istruzione, superando la rigidità odierna che vede due percorsi formativi totalmente separati, come se ci fosse una vera e propria spaccatura tra di essi.
  1. Presa di consapevolezza e sensibilizzazione su scala nazionale, potenziando quanto già realizzato e creando nuovi patti e progetti formativi e educativi grazie al ruolo attivo e propositivo del Pedagogista, in un clima di sinergia territoriale, familiare e interdisciplinare.
  1. Uniformità del titolo di accesso su scala nazionale per garantire la presenza del Coordinatore pedagogico con la laurea vecchio o nuovo ordinamento. Uguagliare i titoli su tutto il territorio nazionale, evitando diversità di accesso ai bandi nazionali, regionali e comunali, in riferimento ad altre categorie professionali con requisiti non idonei per ricoprire ruoli prettamente pedagogici ed educativi, in quanto privi di competenze specifiche, acquisite, invece, solo attraverso la Laurea Magistrale, vecchio e nuovo ordinamento, in Scienze Pedagogiche.
  1. Adeguamento della condizione contrattuale con ore mensili ben definite, in particolare modo, nei contesti privati e paritari, dove si evince, invece, un’estrema difficoltà negli inquadramenti dei ruoli e dei livelli contrattuali, attraverso l’erogazione di risorse e fondi che garantiscano la continuità del servizio.
  1. Garanzia della continuità dello sviluppo globale dell’infanzia anche durante il periodo estivo con la creazione di Piani estivi.

Le Linee guida, apprezzabilissime come eccezionale traguardo legislativo e pedagogico, vanno a nostro avviso, integrate con i punti da noi delineati, per far sì che il sistema integrato 0-6 non sia più un servizio a carattere individuale, ma diventi collettivo e sociale e venga riconosciuto come meramente educativo.Ci auguriamo che il Governo portando avanti questa riforma dia “il via”, affinchè i Nidi non vengano più percepiti come parcheggi per bambini, bensì come possibilità educative di crescita sana, il bambino non più come un adulto in miniatura (“adulto nano”, lo definiva Wolff), già strutturato rispetto a caratteristiche determinate da fattori ereditari e per questo bisognoso solo di essere accudito e assistito, a individuo portatore di specifici bisogni ed esigenze formative. È implicito riconoscere al periodo infantile una dimensione qualitativamente determinante per lo sviluppo socio-cognitivo di ciascuno, che ha avuto, come conseguenza, una costante e progressiva attenzione alle politiche formative dei più piccoli, che non possono essere limitate alla dimensione assistenziale, ma devono, appunto, mirare alla cura e all’educazione della persona, nel rispetto delle caratteristiche individuali. Tutti i bambini, sin dalla nascita, hanno diritto di ricevere un’educazione per sviluppare potenzialità, sia nella sfera relazionale, sia in quella cognitiva, che linguistica-affettiva, le pari opportunità di educazione, di cura e di gioco sono i capisaldi dei servizi educativi per l’infanzia, servizi che purtroppo oggi hanno ancora carattere di individualità. Ricordiamoci che, fino al terzo anno di vita, il bambino apprende sostanzialmente attraverso lo “sviluppo sensoriale”, sono esperienze molto semplici, ma importantissime: toccare, udire i suoni, guardare, muoversi, scoprire, mettere in bocca, tutte esperienze che in un nido possono essere fatte con la massima libertà e con la sua personale individualità, che lo rende unico e irripetibile, soggetto curioso verso il mondo, competente che si pone domande e cerca risposte attraverso il gioco, l’esplorazione, l’esperienza, la socialità; la relazione educativa deve accoglierlo e sostenerlo in questo percorso di acquisizione di autonomie personali e sociali, sviluppo di competenze, maturazione dell’identità individuale e lo fa attraverso l’intreccio di educazione e cura, l’ascolto, l’accoglienza, l’empatia, la capacità comunicativa e relazionale, il senso di responsabilità, la consapevolezza pedagogica, la capacità progettuale, la coerenza, l’offerta di occasioni di ricerca e scoperta, di esperienze significative e di ambienti accuratamente progettati e attrezzati per accostarlo progressivamente ai sistemi simbolico-culturali. Il sistema integrato mette in luce, infatti, la parità dei diritti dell’infanzia, partendo dal diritto soggettivo di ogni bambino all’educazione e all’istruzione in servizi educativi e scuole di elevata qualità, che sappiano accoglierlo, rispondere ai suoi bisogni, promuovere uguaglianza educativa, integrazione sociale, diffusione culturale; il bambino all’interno del sistema 0-6 deve poter esercitare le prime forme di cittadinanza attiva: ha diritto di essere ascoltato e coinvolto nelle scelte che lo riguardano, ha diritto ad esperienze ricche e diversificate, ha diritto a relazioni significative con altri bambini e con adulti diversi da quelli con cui quotidianamente si rapporta all’interno del nucleo familiare; quale individuo speciale, anche e soprattutto nella sua diversità, in un contesto di inclusione ed integrazione, nonchè protagonista attivo del proprio percorso di crescita, pur se caratterizzato da Bes o reso difficoltoso da patologie infantili, quali dsa, autismo, adhd o dop, una complessità definita dalle Linee pedagogiche una “ricchezza difficile”, che richiede, appunto, ai Professionisti dell’Educazione nuove competenze specifiche e nuove forme di incontro e scambio con le famiglie, i bambini, le altre agenzie formative. A onor del vero, va anche detto, però, che, nonostante queste considerazioni siano ormai patrimonio comune, permane nell’immaginario collettivo l’idea che prendersi cura dell’infanzia sia un compito, un’attività facile, confondendo di fatto, ancora una volta, l’assistenza con la formazione. L’elemento di maggiore innovazione previsto dalla riforma 0-6 anni è in primo luogo la categoria cui afferiranno i servizi educativi per questa fascia di età: non più nel welfare come servizio al cittadino, ma all’interno dell’effettivo percorso educativo. Urge, quindi, accompagnare la Riforma della Buona Scuola con una riprogettazione della realtà educativa, si chiede agli Educatori di essere insieme alle Famiglie e ai Servizi territoriali fautori della costruzione di una solida rete e di ampliare l’offerta educativa in un periodo di sviluppo dove “il fare esperienza” ha la priorità, dove il gioco è essenziale, i servizi 0-6 anni devono essere basati sull’esperire e non vissuti come prescolastici, riconoscendo la centralità del processo di apprendimento. Cerchiamo, allora, di sensibilizzare la Comunità tutta al fatto che la frequenza del nido porti innegabili benefici allo sviluppo cognitivo del bambino, oltre a essere foriera di vantaggi di tipo fisico e relazionale. I figli che hanno potuto frequentare nidi di buona qualità pedagogica ci saranno riconoscenti quando, da adulti, sapranno affrontare la vita al meglio delle loro risorse. Condividiamo, inoltre, che, nella fascia 0-3 anni, sia dato l’imprinting, il patrimonio di competenze che si raggiunge andrà a costruire le basi per il futuro, l’educazione non deve omologare bensì far emergere le diversità; dobbiamo imparare a “fidarci” della Pedagogia. sia come strumento di sostegno, sia come Sapere, come ambito di Benessere sociale. L’ambizione più grande, a questo punto, resta quella di saggiare la sensibilità collettiva sui temi dell’Infanzia, favorendo il riconoscimento della centralità del bambino, dei Servizi educativi e delle scuole che si fanno carico nello sviluppo sociale del Paese, per una rinnovata attenzione alla specificità e alla valorizzazione di questo settore e la sua concreta attuazione e realizzazione. Si tratta di una sfida educativa in corso, di cui ci facciamo assieme portavoci per un cambiamento epocale, attento alle diversità di bisogni, che va, necessariamente, tenuto vivo nel tempo.

Grazie per l’attenzione.